Catania by Giuseppe Giarizzo

Catania by Giuseppe Giarizzo

autore:Giuseppe Giarizzo
La lingua: ita
Format: azw3, epub
ISBN: 8842027863
editore: Laterza
pubblicato: 1986-02-05T23:00:00+00:00


Tra il 1919 e il 1924 Carlo Carnazza aveva affiancato alla tradizionale terza pagina del «Giornale dell'Isola» un foglio mensile, «Giornale dell'Isola letterario»; e lo aveva affidato a Giuseppe Villaroel409. Diventa il luogo di incontro e di confronto dei letterati ' catanesi ' degli anni Venti: Villaroel, che non si limita peraltro a un ruolo redazionale, vi chiama a collaborare — accanto a firme illustri (Cesareo, Pellizzari, A. Momigliano, Guglielmino, Donadoni, ecc.) — giovani scrittori e poeti, da Antonio Aniante a Giacomo Etna, da Ercole Patti a Vitaliano Brancati, da Natale Scalia a Vito Mar Nicolosi, da Antonio Prestinenza a E. Cardile, da Giuseppe Nicolosi Scandurra a Titomanlio Manzella, a G. Manzella Frontini. Sono tutti tra i 20 e i 30 anni, di formazione neo-idealista (Gentile), aperti allo sperimentalismo delle forme, senza audacie tematiche o avanguardismi. La presenza di Verga (che muore nel 1922) e di De Roberto (scomparirà nel 1927) non sembra imbarazzarli. L'avrebbe, anni dopo (1947), ricordato per tutti Vitaliano Brancati: «La casa di Federico De Roberto dava sul giardino pubblico, e nelle serate di estate, chi percorreva il viale d'ingresso vedeva al di sopra degli alberi, nel riquadro di un balcone, un signore dal colletto duro, curvo sopra un libro, e con la lampada blu quasi sulla fronte. Per le strade, Federico De Roberto andava vestito con molta eleganza, la caramella nell'occhio destro, pensieroso, assente, con la testa sempre alla massima altezza, quasi scivolasse sopra un lago tranquillo, essendogli impossibile, a causa di una malattia, staccare i piedi dal suolo. I signori di Catania lo avrebbero preferito a Verga, per la sua aria mondana e la buona conoscenza del francese, ma, avendo saputo che il preferirlo a Verga era un errore di grammatica letteraria, e non riuscendo d'altra parte a innalzare la figura del buono e onesto Verga nella loro ammirazione, risolvevano questo caso di coscienza, col tenerli tutti e due nello stesso grado di cortese indifferenza»410. Brancati s'era laureato con una tesi appunto su De Roberto; a una trasfigurazione ' sicilianista ' dei simboli derobertiani aveva lavorato, negli anni (1920-21) de «Il Mediterraneo», Antonio Aniante. A De Roberto, Parigi 21 marzo 1921: «I Viceré non sono morti, i Viceré dormono, si ridesteranno. Il suo libro vigila e prepara la coscienza nazionale degli isolani alla riscossa»; «perché oggi noi siamo soggetti ad altra gente, e veniamo chiamati briganti e barbari, e perché oggi siamo all'ombra di ogni avvenimento, mentre ieri eravamo creatori degli avvenimenti fausti e infausti». I ' viceré ' era solo un calco dei ' ciclopi ', un altro simbolo caro a Giacomo Etna e al suo ' fascismo dei ciclopi ': «I ciclopi sono risorti. Io educo la coscienza di questi esseri sovrumani che nati un tempo liberi e felici, oggi si trascinano con le catene pesanti ai piedi. La loro coscienza non è matura e sa acerbo ancora, e piace ai miei denti il loro frutto acerbo e selvaggio. Ma c'è il sole che matura e addolcisce la coscienza»411.

Letteratura dell'impegno, piuttosto che letteratura



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